BWA - Mali, Burkina Faso

Trattasi di una popolazione di circa 300.000 persone stanziate in Mali e Burkina Faso. Fanno parte del gruppo etno-linguistico GURUNSI (vedi scheda).  Esistono numerosi etnonimi locali che designano questa popolazione: Babwa, Bobo Oulé, Bobo Ule, Bobo rouges, Boua, Bua, Buas, Bwa, Bwamu, Bwas, Bwawa.

L'85% della popolazione professa la religione animista, contro un 10% circa di cristiani e 5% di fede mussulmana.

La cosmogonia Bwa prevede un dio creatore chiamato Wuro, creatore della terra e garante del suo equilibrio. Wuro ebbe tre figli: Dwo, il dio della rinascita, Soxo, il dio del deserto e Kwere, il dio del fulmine.

Wuro, impietosito dalla condizione dell'essere umano mandò tra loro il figlio maggiore Dwo  per fungere da intermediario tra lui e l'uomo. Il dio Dwo (o Do) è evocato da maschere costruite con foglie e materiale vegetale, con una cresta di paglia intrecciata (vedi foto sopra). Come per le altre maschere dell'Africa nera, la maschera non è la rappresentazione della divinità ma la divinità stessa che prende possesso del danzatore e si manifesta per tramite della maschera.

 

Altre maschere Bwa sono in legno intagliato e dipinto, che sormontano un costume realizzato con fibre vegetali, a volte colorate. Spesso rappresentano animali (antilopi, bufali, facoceri, coccodrilli, uccelli, pesci ...). Altre maschere sono particolari rappresentazioni antropomorfe (la maschera del pazzo e sua moglie, il lebbroso, il criminale ...) o gli spiriti della foresta, con forme in qualche modo soprannaturali.

 Si producono anche sculture in legno, utilizzate nelle cerimonie della fertilità e per la divinazione.

Le maschere  Bwa più conosciute sono le imponenti maschere con assi, orizzontali o verticali, utilizzate nei villaggi del centro (in particolare Boni e Dédougou) e nel sud del territorio Bwa, nel Burkina Faso.

Le grandi maschere, larghe e alte a volte quasi 2,5 metri sono chiamate Nwantantay (il gufo come nella foto sopra), Dourô (il falco), Doho (il serpente) o Yehoti (la farfalla) rappresentano lo spirito Lanle. Queste maschere sono ricoperte di segni geometrici, neri, bianchi e rossi, spesso disposti in mosaici, che rappresentano le leggi sociali e religiose a cui le persone nei villaggi devono conformarsi se vogliono ricevere la benedizione di Dio ed essere parte della comunità. Alcuni di questi disegni mostrano pedine in bianco e nero, altri sembrano un bersaglio, le linee a zig-zag rappresentano il percorso degli antenati. Ci sono anche croci e mezzalune. Nessuno di questi motivi è decorativo. Si tratta di elementi grafici appartenenti a un intero sistema di scrittura, che può essere letto da chiunque sia stato "avviato". Pertanto, all'età della pubertà, ogni giovane o giovane donna partecipa a riti e cerimonie che a volte durano diverse settimane e durante le quali apprendono i significati di queste maschere, l'importanza della presenza di spiriti e antenati, le regole della vita nella società, i tabù e i divieti prima che anche loro possano far parte della società adulta. Tutte queste maschere sono utilizzate in un'ampia varietà di contesti: compaiono ai funerali o durante le numerose cerimonie che segnano la vita sociale e religiosa nel villaggio o anche nelle diverse fasi del lavoro agricolo. Alcune maschere "escono" anche nei giorni di mercato, le loro esibizioni attirano così i visitatori per distrarli e aiutarli a spendere un po' più di denaro, contribuendo così a promuovere l'economia locale.

Maschera Bwa, chiamata Yehoti (la farfalla), indossata durante una danza cerimoniale.