GURUNSI - Burkina Faso, Ghana, Costa d'Avorio, Mali

Il nome Gurunsi o Gourounsi viene data ad un insieme di gruppi etnici parlanti dialetti Gurunsi o Grũsi appartenenti al gruppo linguistico Gur, e stanziati nel Ghana settentrionale e nel Burkina Faso meridionale.

Oggi si distinguono diversi sottogruppi etnici facenti capo alla famiglia dei popoli Gurunsi. In Ghana sono di origine gurunsi i FRAFRA, i KUSASI e i TALENSI, mentre nel Burkina Faso, i BWA (vedi scheda), i KO, i LELE, i NUNI e i SISSALA. I KASSENA e i NANAKANI sono poi presenti in entrambi gli stati. I diversi sottogruppi parlano differenti dialetti riferibili ad una lingua Gurunsi, e presentano una forte affinità culturale dal punto di vista dell'organizzazione sociale ed economica e delle credenze religiose.

La tradizione orale indica come regione di provenienza di queste etnie la regione del lago Ciad nel Sudan occidentale anche se non ci sono testimonianze storiche che lo provino. Si fa risalire comunque la loro presenza nell'attuale territorio almeno dal 12mo secolo.

Il nome "Gurunsi" sembra risalire al 19mo secolo . Salif Titamba Lankoande, nel suo Noms de famille au Burkina Faso,  sostiene che esso derivi dalla parola Guru-si, "impenetrabile al ferro". Questa espressione ricorderebbe un leader di nome Babatu che sosteneva di rendere i propri seguaci invulnerabili usando una speciale medicina.

Dopo la conferenza di Berlino del 1885, la terra dei Gurunsi fu spartita fra francesi, inglesi e tedeschi. I tedeschi in seguito lasciarono la zona ritirandosi nel Togoland. La spartizione fra le colonie inglesi e quelle francesi diede inizio alla formazione di diversi sottogruppi del popolo Gurunsi.

 

La maschera Bedu come quella riportata sotto è una delle più grandi maschere del continente africano, legata all'associazione che porta lo stesso nome, presente nei dintorni della città di Bondoukou capoluogo del distretto di Zanzan, nella parte nord-orientale della Costa d'Avorio.

E' costituita da una tavola piatta sormontata da una testa stilizzata sormontata da corna circolari stilizzate che restano aperte nella maschera maschile e si chiudono a cerchio in quella femminile. Solitamente sono alte circa un metro e mezzo ma queste maschere possono raggiungere anche i 4 metri e pesare fino a 45-50 Kg.

 

 

L'associazione Bedu, un'affiliazione di anziani tra i sottogruppi del popolo Gurunsi in Costa d'Avorio, risale solo agli anni '30, quando si diffuse tra i gruppi Nafana (o Bafana), Degha e Kulango e risale a questi anni la prima registrazione delle maschere Bedu che però risultano essere l'evoluzione di maschere precedenti.

Nello stesso territorio era infatti praticato un culto di caccia allo stregone chiamato Sakrobundi in cui si utilizzavano delle maschere come quella riportata sotto. Il culto Sakrobundi venne proibito attorno al 1925 dalle autorità francesi e inglesi in quanto considerato violento e inaccettabile e quindi non poté più essere celebrato pubblicamente ma si trasformò nel culto del Bedu, più accettabile per le autorità, che spostò l'enfasi dall'uccisione dello stregone al garantire la fertilità e il benessere del villaggio, del suo bestiame e delle sue colture ed era quindi considerato "innocuo" e politicamente accettabile dalle autorità coloniali. Nonostante ciò sopravvisse il concetto visivo di base di un'alta maschera costituita da una tavola sormontata da una testa con le corna, anche se nel culto Sakrobundi le maschere erano solo maschili.

Il Bedu è uno spirito della foresta che si può immaginare come un bufalo selvatico  e fa riferimento a un mitico animale raccontato in una leggenda. La leggenda afferma che Bedu fu scoperto nella boscaglia da un padre che aveva portato il suo bambino malato in un viaggio alla ricerca di radici medicinali. Un giorno apparve il Bedu, toccò il bambino che fu guarito all'istante e scomparve. Più tardi, il Bedu riapparve e fu addomesticato a beneficio del villaggio, lasciando in eredità due Bedus: il cespuglio Bedu e il villaggio Bedu. Entrambi conferiscono benefici straordinari.  

La maschera viene generalmente esibita una volta all'anno durante il festival Zaurau per la celebrazione del solstizio d'inverno e del Capodanno, della durata di un mese. Durante le danze si esibiscono in coppia la maschera Bedu maschile e quella femminile, che mettono in scena una danza definita dai testimoni come "lenta e maestosa" (consideriamo le dimensioni e il peso delle maschere !).

Le donne preparano le maschere riparandole, lavandole e ridipingendole con l'avvicinarsi di Zaurau, la stagione del raccolto, che è stata anche un periodo di festeggiamenti e lassità sociale. Le maschere Bedu e le loro esibizioni rappresentano e rafforzano i buoni valori sociali: armonia della comunità, salute, fertilità e buoni raccolti.

Le maschere Bedu vengono anche ballate in altre occasioni. Ad esempio, sono ballate da giovani atletici nei riti funebri e nelle feste del raccolto dell'igname allo scopo di liberare il villaggio dal male.

Le maschere Bedu con le corna sembrano essere state usate anche per le danze Zorogo, in cui le donne deridono le loro controparti maschili rivolgendosi alla maschera come loro amante.

 

 

 

 

Esempio di maschera Sakrobundi estremamente rara (se ne contano solo 3 nei musei occidentali). Questa, raccolta nel 1898, si trova in un museo irlandese. L'affinità con le maschere Bedu del 20 ° secolo è evidente.

 

 

 

 

Le maschere Gurunsi rappresentano gli spiriti della foresta e sono caratterizzate da occhi circondati da cerchi concentrici. Compaiono nelle danze che celebrano funerali, cerimonie d'iniziazione, riti legati alla fertilità e festività nei giorni di mercato.

Maschera Gurunsi del Burkina Faso rappresentante lo spirito del camaleonte
Maschera Gurunsi del Burkina Faso rappresentante lo spirito del camaleonte